Quanto costa veramente un’automobile?

k10210354Ho tenuto il conto di quanto speso per l’automobile che ho posseduto dal maggio 2009 al dicembre 2012, per un totale di 3 anni e mezzo. I risultati sono interessanti e sorprendenti, utili per capire quanti soldi possa succhiare un’auto.

In questo periodo ho percorso 75.000 chilometri e l’auto in oggetto è una Dacia Sandero gpl 1.4, versione base.
In totale ho speso circa 14.800 euro, ovvero più di 11 euro al giorno, circa 350 euro al mese, circa 4.200 euro all’anno. Per ogni km fatto ho speso 20 centesimi. Per 100 km ho speso circa 20 euro.
Analizziamo in dettaglio le voci di costo:

grafico spese auto

 

La voce che incide di più sul totale è il carburante, che totalizza il 35% della spesa totale: e dire che era una macchina a gpl, scelta appositamente di questo tipo per inquinare e spendere di meno. Dai miei calcoli ho risparmiato circa il 30%-40% sul carburante rispetto alla stessa versione a benzina. Inoltre quando guidavo l’auto per darmi un’idea dei costi calcolavo che 100 km mi costavano circa 7-8 euro di gpl: è interessante confrontare questo dato con quello della spesa effettiva per 100 km (20 euro), nella realtà è più del doppio! Sul carburante posso dire che la maggior parte è stato gpl (circa il 90%) e il resto benzina, in quanto ho sempre cercato di far viaggiare l’auto a gpl, anche se un po’ di benzina (in fase di accensione) l’auto la utilizzava comunque. Il prezzo del gpl era 0,56 €/l nel 2009 e nel 2012 era arrivato a 0,88 €/l, più 57% in tre anni! D’altronde si tratta pur sempre di un sottoprodotto del petrolio. Comunque il risparmio rispetto alla benzina si è sempre mantenuto stabilmente intorno al 30-40%.

La seconda voce, con il 21% è quella relativa all’acquisto e alla vendita dell’auto, ovvero quanto l’ho pagata meno la cifra a cui l’ho venduta. L’auto in tre anni e mezzo si è deprezzata del 65% del prezzo originario: investire in un’auto è veramente una grossa perdita del proprio patrimonio.

La terza voce, pari al 16% della cifra totale, è relativa all’assicurazione. Partivo da due anni prima dalla classe di merito 14 (la più alta, quella che paga di più) e in tre anni il premio è progressivamente calato (anche perchè dopo qualche anno non conveniva più stipulare anche l’assicurazione contro il furto). Nonostante questo, e nonostante il premio non sia aumentato per incidenti, l’assicurazione è una delle principali spese quando cominciate a possedere un’auto per la prima volta nella vostra vita, a parte se non adottiate sotterfugi come fare intestare l’auto ad un parente con una classe di merito bassa, oppure residente in un’altra provincia meno costosa. Di sicuro le assicurazioni non sono eque, ma anzi sono discriminatorie per molti parametri personali, e quando cominci ad avere rapporti con il loro “universo” ti mettono nella categoria peggiore, come se non conoscerti voglia dire che sei a prescindere un cattivo guidatore.

La quarta voce, pari all’8%, è relativa agli interventi meccanici. C’è da sottolineare che la garanzia dell’auto durava tre anni, e non è successo nessun guasto rilevante in questo tempo. La spesa degli interventi è relativa quindi ai tagliandi, effettuati presso la casa madre, ogni 15.000 chilometri, e a parti soggette a normale usura (nell’ultimo tagliando sono stati cambiati i freni con una spesa notevole). Questa voce evidenzia una delle altre categorie a cui conviene una società preda delle auto: i meccanici. Senza parlare dei carrozzieri, che io non ho nemmeno preso in considerazione nella vita dell’auto anche se presentava molte “bottarelle”, comuni in città.

La quinta voce, con il 6%, è relativa ad un unico incidente in cui sono stato coinvolto: un tassì mi è venuto addosso da sinistra e l’assicurazione mi ha dato metà della colpa. Io penso di avere ragione, confortato anche dalla presenza di un testimone, ma il sinistro non è ancora stato chiuso. C’è da dire che questa esperienza mi ha fatto ancora più diffidare della categoria dei tassisti: il conducente ha aggredito verbalmente me e il testimone, non ha compilato il cid, si è inventato successivamente un testimone inesistente. I tassisti rispecchiano la personalità di chi si avventura nel traffico: degli esauriti in guerra con tutti.

La sesta voce, pari al 5%, è relativa ai pedaggi delle autostrade. Normalmente tendevo ad evitare le autostrade perchè mi annoiano tantissimo, e magari facevo le statali allungando di molto il tempo di viaggio ma consumando di meno e divertendomi un po’ di più. Ho fatto anche 800 km in un giorno sulle statali e alla fine ero sicuramente stanco ma un po’ più contento di quanto lo sarei stato se avessi preso l’autostrada. Peccato che il risparmio in quel caso sia stato annullato per una salata multa per eccesso di velocità…

La settima voce, pari al 4%, è costituita dalle tasse di proprietà, che paghi se utilizzi o meno l’auto: bollo e bollino blu (il primo per la quasi totalità). E’ interessante notare che ogni giorno spendevo in queste tasse 45 centesimi, che usassi l’auto o meno. Sommati a 1,80 euro che spendevo comunque ogni giorno di assicurazione, questo soldi inevitabilmente spesi mi facevano venire voglia di usare l’auto di più, ma alla fine spendevo ancora di più per il carburante! (4 euro al giorno!)

L’ottava voce, pari al 3%, è costituita dalle multe. Sembra poco, ma in tre anni ho speso quasi 500 euro di multe e pensare che ero un’automobilista piuttosto diligente. Una di queste multe era il mancato rispetto del limite di velocità che avevo citato (67 invece di 50 su una strada statale che passava probabilmente in un centro abitato, per 170 euro). Le altre due erano per divieto di sosta, tutte e due prese vicino a casa mia. Una per parcheggio vicino ad un’intersezione: bisognerebbe parcheggiare a 5 metri dalla curva, io non ero nemmeno in curva ma vicino l’intersezione, ma come si può rispettare questo divieto (sacrosanto perchè serve per dare visibilità nelle curve) con l’attuale incidenza di auto a Roma?! L’altra multa mi è stata data perchè a tarda notte, dopo aver girato mezz’ora per trovare un parcheggio, stanchissimo avevo parcheggiato in curva ma in un posto che sapevo non avrebbe dato intralcio. Risultato: multa e rimozione dell’auto, per quasi 200 euro totali. Non è giusto subire delle multe se non sono messo nelle condizioni di non prenderle: anche per questo ho venduto l’auto.

L’ultima voce, con il 2%, l’ho chiamata “accessori vari” perchè ho stimato che ogni anno per l’auto ho speso circa 100 euro senza nemmeno accorgermene, in “accessori” appunto. Come il pagamento della sosta (una tariffa che ci viene fatta pagare per occupare uno spazio pubblico invece di disincentivare del tutto l’uso dell’auto con i trasporti pubblici), come le parti che “normalmente” si usurano (che ne so, il tergicristalli ad esempio), come le stupidaggini che si comprano per accessoriare l’auto (tappetini, portaoggetti, estintore, auricolare, navigatore, ecc.). Tutti oggetti che non hanno senso se non possiedi un’auto e di cui quindi puoi fare tranquillamente a meno, e che dunque sono consumo indotto dal possesso di un’auto.

In conclusione, mi sento un po’ fregato. E’ stato conveniente pagare quasi 15.000 euro (una cifra che a me pare enorme) per percorrere 75.000 chilometri? Potevo farne a meno? Quanto spenderò per la mia mobilità ora che non ho un’auto? Ho creato questo blog anche per cercare di dare una risposta a questa domanda.

Posso per ora dire che in questi mesi senza auto sicuramente non ho speso 350 euro a mese! Tra dicembre e gennaio ne ho spesi 120 in totale per la mia mobilità: la differenza è evidente. Certo, ho usato solo mezzi pubblici (oltre piedi e bicicletta) e in questa cifra non è compreso l’acquisto della bici che avevo già (comprata però quando avevo già un’auto, e per un centinaio di euro credo!). Non è compreso nemmeno il car-sharing che mi è stato attivato da pochissimo, e che quindi non ho ancora usato. Non ho nemmeno viaggiato tanto, e forse è vero che avrei viaggiato di più avendo un’auto facilmente a disposizione, ma tali viaggi non sarebbero forse stati indotti dal possesso? (tipo l’auto ce l’ho, utilizziamola!).

Credo che per fare qualche bilancio e confronto bisognerà aspettare almeno un anno. Un motivo per continuare a seguirmi su questo blog!

Il teatro delle Ferrovie

Train_wreck_at_Montparnasse_1895Nel pomeriggio della domenica prima di Natale ho preso un treno da Roma per il Molise: questi treni sono tra i pochissimi a non arrivare come tutti gli altri all’inizio della stazione Termini ma ad un binario “bis” che sta tra due binari “normali”, per cui bisogna percorrere quattrocento metri in più rispetto agli altri viaggiatori. Non mi è ben chiaro il motivo dell’uso di questi scomodi binari, soprattutto perchè vedo spesso dei binari ad inizio banchina vuoti e allora mi domando perchè non sia possibile utilizzare quelli; e anche non capisco il perchè siano destinati ai binari “bis” quasi esclusivamente solo i treni per il Molise, senza distinzione di orario (anche la sera quando sono ben pochi i treni in partenza dalla stazione e quindi spazio ce n’è) e senza alternanza con treni per altre destinazioni. Immagino che sia una scelta strategica delle ferrovie, che reputano la linea Roma-Campobasso poco importante, e quindi la relegano in questi lontani binari.

Questi treni diretti in Molise effettuano spesso una fermata nel Lazio, a Cassino. Siccome gli altri treni per Cassino sono locali e quindi effettuano molte fermate, molti pendolari preferiscono prendere questi treni per il Molise per risparmiare tempo, e sono dunque spesso molto affollati da Roma a Cassino o da Cassino a Roma. Se nel secondo caso il disagio per i passeggeri molisani è minore perchè si saranno già seduti salendo in Molise (e sembra che i passeggeri di Cassino preferiscano stare in piedi per un’ora e mezzo invece che seduti per due ore e un quarto… gusti!), nel primo caso partendo da Roma negli orari centrali della giornata spesso non si trova un posto a sedere fino a Cassino.

Avevo scelto la domenica prima di Natale presupponendo che tutti quelli che avessero avuto il fine settimana libero sarebbero già partiti di sabato. Mi sbagliavo perchè anche essendo arrivato con largo anticipo alla stazione, il treno era già pieno. Ho trovato per caso un posto a sedere.

Avvicinandosi la partenza, il treno si è continuato a riempire di persone e bagagli fino a che non si è esaurito tutto lo spazio a disposizione, che era poco dato che il treno era formato da pochi vagoni. Da quel che ho capito, alcune persone rimaste fuori hanno protestato vivamente stazionando sui predellini e il capotreno non potendo garantire la sicurezza non voleva partire. E’ stata chiamata la polizia ferroviaria che è salita sul treno consigliando ai passeggeri diretti a Cassino di prenderne un altro, ma dal mio vagone solo uno di questi viaggiatori era già sceso e due persone hanno apertamente detto che non volevano farlo controbattendo che fosse un loro diritto prendere il treno che volevano, suscitando veementi reazioni nei passeggeri molisani, che ipotizzavano anche un controllo coatto dei biglietti per scoprire ed invitare a scendere i laziali. Alla fine per qualche motivo a me non ben chiaro la situazione si è risolta e il treno è partito con un’ora di ritardo, pienissimo; pochi passeggeri del mio vagone sono poi scesi a Cassino, la maggior parte andava in Molise, quindi il vero problema era che il treno era sottodimensionato per il periodo, e sembra che questa situazione si ripeta ad ogni festa che porta le persone a raggiungere i propri luoghi di origine.

Durante l’accaduto è stato interessante osservare le diverse reazioni: c’era chi simpatizzava con le persone rimaste fuori, dando loro ragione per la protesta; c’era chi invece invocava il rapido intervento della polizia per riportare l’ordine e far partire presto il treno; c’era chi provava a trovare una soluzione “dal basso” cercando di convincere i passeggeri di Cassino, che avevano alternative, di scendere dal treno. In ogni caso né l’intervento della polizia, che consigliava soluzioni personali come lo scendere dal treno dei diretti a Cassino, né quello del capotreno, che offriva ai molisani l’opportunità di prendere un treno per Cassino dove poi ci sarebbe stato un autobus speciale per il Molise (!) sono stati risolutivi.

E’ stato per me immediato ragionare sui comportamenti delle persone di fronte a situazioni inaspettate, per capire cosa fanno le persone quando si vedono negare lo svolgimento “normale” delle proprie attività a cui sono abituate. Per alcuni era normale che chi era salito per tempo partisse, e che chi era arrivato dopo no: non consideravano che il proprio diritto alla mobilità fosse uguale a quello degli altri, e non dovesse dipendere da un fattore casuale come l’arrivo in stazione. Altri invece capivano questo concetto di solidarietà, ma faticavano a trovare una soluzione. Io stesso non avrei saputo cosa fare, ma non ero arrabbiato con le persone che protestavano, piuttosto rassegnato ad una qualsiasi soluzione, compresa quella di non partire.

La mia impressione era di trovarmi dentro una messinscena di una pièce teatrale di cui il regista aveva deciso ambientazione, attori ed elementi iniziali, e poi aveva lasciato libertà di svolgimento agli attori, sicuro comunque che dato il canovaccio l’autonomia non potesse essere poi così ampia. La regia era quella dell’azienda Ferrovie dello Stato, che non avevano nessuna intenzione di far viaggiare comodi i passeggeri in vista del Natale, e così dotavano i treni di pochi vagoni quando era evidente che sotto le feste avrebbero dovuto aumentarli, dato che il problema si ripete ogni anno.

Mi domando, cosa ci guadagnano le Ferrovie dello Stato a trattare male i passeggeri? Probabilmente le persone che sono capitate nella disavventura ci penseranno due volte prima di riprendere un treno sotto le feste (io di sicuro!), preferendo magari un pullman dove il posto è garantito. Il pullman consuma benzina, paga le autostrade di Benetton, inquina, è meno efficiente del treno. Io penso che ogni scelta sia guidata dai soldi che ci sono in ballo, credo che questa sia la strategia: affossare il trasporto locale ferroviario spostandolo su gomma, e per le lunghe distanze proporre, invece dei treni lenti e notturni, un’unica “alternativa” di facciata di treni veloci per ricchi, come la Tav, in cui ci sono maggiori possibilità di guadagno e speculazione.